14 novembre 2011

CORPO, MALATTIA E SENSO

...La malattia, paradossalmente, può costituire un vero alleato terapeutico in un'esistenza troppo a lungo costretta in angusti spazi simbolico-mentali...

Trattare il corpo è un appuntamento importante nella relazione analitica. Il corpo è il fondamento stesso dell'essere. 
Nello stato di salute ma, soprattutto, nella malattia, il corpo è il palcoscenico dove si rappresenta il conflitto tra l'Io e il Sé, tra cambiamento e conservazione.
Come il linguaggio verbale, nell'uni-vocità del codice segnico, scandisce un senso attraverso la parola, così il corpo, nella molteplicità del codice semantico, esprime la cifra e la specificità di ogni individuo.
 
Non solo attraverso la comunicazione non verbale:
 
mimica, postura, tono della voce ecc., ma anche con lo stato di salute o malattia che ne contraddistingue la storia personale.
Gli stati patologici organici realizzano infatti uno dei meccanismi difensivi più antichi, attraverso l'espressione diretta sul corpo del disagio psicologico: ansia, tensione, emozioni troppo dolorose per poter essere vissute, trovano una via di scarico immediato nel corpo.
 
E' verificabile oggettivamente una stretta connessione tra lo stato della psiche e la salute del corpo Nella modernità il linguaggio simbolico del corpo è stato molto trascurato, contribuendo ad alimentare la ben nota scissione, tutta occidentale, tra il corpo e la mente.
Per questo la tentazione inconscia di trovare una risposta (esistenziale) definitiva che renda conto in modo inequivocabile del dolore, attraverso la diagnosi e la conseguente terapia è molto forte, specialmente quando ciò che spinge è forte, intollerabile.
Con i suoi segnali, vere e proprie sentinelle a salvaguardia del benessere, ci ricorda, spesso più nel dolore, che siamo vivi.
 
Qualche volta il corpo diventa protagonista del rapporto in tutte le relazioni significative. Esso sembra talvolta veicolare significati relazionali non facilmente traducibili. Il rischio, in certi casi, è legato all'oggettivazione del corpo che viene così alienato e privato della sua significanza, svuotato del senso profondo del suo esistere, ridotto a cosa, pezzo da curare, meccanismo da riparare o oggetto da esibire.
Mentre l'anima, sullo sfondo, sempre più compressa, annicchilita, dolorante, resta muta nel buio della sua solitudine, impotente, isolata, incapace di uscir fuori, parlare, gettare un ponte verso l'altro.
Il rapporto tra loro è uno spazio simbolico ricco di possibilità che può permettere l'elaborazione cosciente di una sofferenza muta.
 
E' come un ponte invisibile che, raggiungendo l'anima, l'aiuta a recuperare la salvezza della terraferma, ovvero quel luogo che, attraverso la parola e l'emozione che la accompagna, nutre di significato e consente il ripristino della vita interrotta dalla malattia.
Quando ci ammaliamo è importante non "sprecare" l'occasione per imparare, con umiltà, a farsene sempre qualcosa.
Il corpo è il primo catalizzatore simbolico delle nostre prime emozioni che, attraverso le relazioni affettive, impariamo ad elaborare per la coscienza. Per questo è così importante ascoltarne i messaggi, comprenderne il linguaggio, imparare a dialogarci.
 
Il vantaggio psicologico è proprio quello di poter oggettivare, nella totale alienazione del Sè, un dolore morale (forse) altrimenti indicibile. E' in questi casi che occorre una particolare attenzione all'ascolto nel senso più ampio del termine per tradurre, con l'altro, il significato del male.
La malattia, paradossalmente, può costituire un vero alleato terapeutico in un'esistenza troppo a lungo costretta in angusti spazi simbolico-mentali.
 
Essa, allora, rappresenta un po' la voce dell'Anima, come se questa, imprigionata ma ancora vitale, non avesse altri mezzi a disposizione per sancire lo statuto della sua sofferente esistenza.
L'uomo moderno ha il dovere di porsi in ascolto di fronte a questo tipo di male che spesso sa manifestarsi solo attraverso il corpo.
Difficile parlarne ma realtà assoluta del ns vivere......scaramanzia a parte!!!